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Facebook

  • 16/11/2008

Visto che non si fa altro che parlare di Facebook, non si fa in tempo a conoscere una persona che parte la richiesta di amicizia… dico anch’io la mia su questo fenomeno.

Se siete Facebook dipendenti e cercate una cura, se siete tra quelli che ancora non si sono registrati perché difendete la vostra privacy, se vi siete registrati per fare un favore a un amico, se sono mesi che lo utilizzate e non avete ancora capito a cosa serve… magari qui trovate qualche buon motivo per iniziare/continuare/interrompere l’avventura.

Con il successo di Facebook si è ritornati a parlare dei sei gradi di separazione. Che, dicono, ormai sono scesi a tre…
I sei gradi di separazione sono quella teoria secondo cui ogni abitante della Terra sarebbe collegato a qualcun altro da massimo sei persone. Ora, guardando l’andamento di Facebook sono dell’idea che qualcosa fra un po’ succederà. Saremo tutti connessi? Mah, anche se guardando la quantità di contatti che hanno certe persone non c’è da stupirsi. Sono convinta che ci siano utenti che pur di raggiungere il record di amicizie aggiungono pure il ragazzo che si sedeva vicino sul pullman quando andavano a scuola vent’anni fa.

Facebook è un esercizio di memoria. Si vanno a ripescare compagni di scuola che non si vedevano da parecchi anni. Ci si sforza di ricordare i cognomi (è risaputo che è ben più difficile dei nomi) e una volta che uno per tutti (di solito il capoclasse) trova i compagni, il gioco è fatto; grazie a “gli amici che potresti conoscere” pian piano si formano le classi.
Come minimo vieni a sapere che il bambino grassoccio e logorroico che nessuno voleva come compagno di banco, adesso è un tipo talmente fico che a momenti vince il titolo di Mister Italia. Poi scopri che quei ragazzi che a scuola erano tanto docili e mansueti, oggi se ne escono con certe domande che nemmeno ti puoi aspettare.
Ma diciamola tutta. Anche se è passato tanto tempo, agli ex compagni di scuola interessano di più le fotografie delle vacanze al mare e lo stato sentimentale, di tutto il resto. Uno può avere due lauree, un master, esperienze lavorative all’estero, e ora ricoprire un’ottima posizione in una multinazionale, ma a loro non frega assolutamente nulla di tutto questo.

Vi avverto: la bacheca, o se preferite wall, è pericolosa.
A parte il fatto che la gente vi scrive senza pensare troppo che quelle righe nella migliore delle ipotesi saranno lette da centinaia di persone, ma poi alcuni si lasciano andare in certe confidenze… roba che se volevi mantenere riservata una notizia, nel giro di poche ore la stessa ha fatto il giro del mondo.

Ma veniamo alla questione fotografie. Facebook permette di caricare delle foto e di taggare le persone rappresentate. Funzionalità attraente, ma che può non risultare gradita. Anche perché non è proprio carino che una mattina nella propria inbox ci sia un messaggio del genere: “Sei stato taggato da Tizio nella foto X”… e ritrovarsi, in una foto visibile da un numero esagerato di persone, ritratti al vernissage della sera prima, in bella compagnia, con l’evidente espressione del cucco. Pare che qualcuno, talmente imbarazzato, si sia tolto da Facebook e adesso stia alla larga dai social network.

Comunque, dopo aver visto il flusso di attività di alcuni contatti (la giornata tipo: aggiunge due amici trovati con “trova amici per email”, gioca con il suo pet in Pet Society, commenta la foto dell’amico che non vede da un giorno, fa il test “quanto me la tiro”, regala un famoso pupazzo degli anni ’80 a un’amica, scrive un messaggio inutile sulla bacheca del cugino del fidanzato, offre un Pampero a un amico che dieci anni fa lo ha fatto ubriacare (col Pampero), si unisce al gruppo “ma alla fine si è saputo più niente dei due leocorni?”, diventa fan di Nutella, accetta l’invito a un festino, e per finire alle 3:42 aggiorna il suo stato con “è da due ore che continuo a ripetermi di andare a dormire e non riesco a chiudere Facebook!”), una domanda mi sorge spontanea: ma queste persone lavorano per Facebook?
Ogni riferimento a persone e cose è puramente casuale.

In tutto questo, una cosa l’ho capita: Facebook premia chi perde più tempo.
Conosco dei buoni pretendenti al gradino più alto del podio.

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