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Le avventure di una segretaria

  • 04/04/2010

Si è conclusa per me da qualche giorno un’altra esperienza al seggio elettorale in qualità di segretaria. Poiché è stata la terza volta che sono stata nominata segretaria, sono in grado di raccontare con estrema imparzialità ciò che accade nei tre giorni di lavoro in un ufficio elettorale di un paese che ha tra i suoi elettori il Ministro dell’Interno, dal cui ufficio dipendono le elezioni stesse.

Innanzitutto, prima che domani vadano tutti a inserirsi nelle liste degli scrutatori, vorrei avvertire chi non ha mai vissuto quest’esperienza che il lavoro dei componenti di un seggio elettorale è abbastanza impegnativo: sia per il numero di ore, sia per la concentrazione durante il servizio. Inoltre, se doveste essere scelti dal presidente come segretario di seggio, riflettete bene prima di accettare perché vi spetterebbero tre giornate intense a compilare verbali, registri, buste ecc… non per niente la figura del segretario è etichettata come quella che scrive interrottamente per tre giorni.

Il cambio dell’ora in questa tornata elettorale non è stato certo un problema per i componenti del seggio. Visto che in due giorni e mezzo hanno lavorato oltre trenta ore, dormire un’ora in meno non è che abbia fatto molta differenza. Vi dico solo che non ho mai avuto tanta incertezza su che ora fosse come domenica mattina: tra orologi radiocontrollati che hanno corretto l’ora automaticamente, orologi vari in casa che erano rimasti all’ora solare, orologi di cellulari che erano stati preventivamente fatti avanzare la sera prima nel dubbio che non si sistemassero da sé ma che nottetempo si sono portati avanti di un’ulteriore ora… la mattina alle cinque ero già sveglia. Il presidente, per sciogliere ogni dubbio, ha consultato l’NTP server del Galileo Ferraris.

Prendete un presidente, cinque giovani donne, lasciate da parte eventuali riferimenti, e ottenete il seggio presso il quale sono accaduti gli eventi che vado a raccontare.

Elezioni regionali 2010

Devo ammettere che gli elettori sono stati proprio diligenti, a partire dal primo che, forse intimorito dai numerosi cartelli di divieto di introdurre nelle cabine elettorali telefoni cellulari o altre apparecchiature in grado di fotografare o registrare immagini, non ha esitato neanche un po’ a depositare addirittura tre cellulari.

Un fatto piuttosto curioso in una sezione elettorale di un paese non molto grande è il riconoscimento: ovvero si mira a essere riconosciuti (in quanto elettori) e a riconoscere (in quanto componenti del seggio). Se i membri del seggio riconoscevano gli elettori, ma questi ultimi mostravano titubanza, bastava dire: “Non mi riconosce? Sono il figlio/la figlia di…” che subito accantonavano ogni perplessità. Talvolta, invece, il riconoscimento partiva dagli elettori stessi con frasi del tipo: “Noi ci conosciamo, ci vedevamo sempre alla messa delle 8”. Ma è capitato anche di non riconoscere alcuni elettori, una signora risentita ha borbottato: “Ho sempre abitato qui, sono anche venuta in ciabatte a votare” … come a dire che si sentiva a casa.

Interessante notare anche come si sono presentati gli elettori. Oltre alla classica coppia moglie-marito, si sono visti: il signore che ha accompagnato la madre novantenne, il ragazzo diciottenne accompagnato dalla sorella più grande, due amiche vedove. Altre famiglie hanno preferito, invece, venire a scaglioni nell’arco delle giornate, altri ancora si sono presentati con il cane al seguito e alla domanda ironica di un membro del seggio: “Anche il cane vota?”, l’elettore, serafico, ha risposto: “Sì, è abituato!”.

Il registro che più di tutti ha dato spazio alla fantasia nell’ufficio elettorale è stato quello dei naviganti (marittimi e aviatori). Visto che nel comune della sezione non vi sono porti né aeroporti, abbiamo ribattezzato la categoria “naufraghi e mongolfiere”. Eravamo pronti ad attendere possibili naufraghi dell’Olona e atterraggi di palloni aerostatici, ma questi casi speciali non si sono verificati.

Tra gli aneddoti che sono occorsi negli anni e che ormai sono passati alla storia, ne cito due.
Durante un referendum con otto schede, un signore anziano uscì dalla cabina con tutte le schede l’una nell’altra. Alla richiesta di uno scrutatore: “Deve separare le schede!”, l’elettore ritornò nella cabina dove piegò le schede diversamente ma mettendole di nuovo l’una nell’altra. A quel punto lo scrutatore, non sapendo come spiegarsi, gli disse: “Deve dividere le schede!”. Mai verbo fu più sbagliato in tale situazione: l’elettore uscì dalla cabina con le schede divise in tanti quadrati… aveva strappato le schede e ne aveva fatto un puzzle.
Lo scambio delle tessere elettorali tra amiche anziane vicine di casa può succedere, soprattutto se ci si reca sempre insieme al seggio. Ma se capita una volta che una delle due è al mare e l’altra si reca alle urne con la tessera dell’amica, cosa può succedere? Il caso si è risolto con un duplicato della tessera elettorale, ma da quel giorno non sono più andate insieme a votare.

Con frasi quali: “Ieri era il giorno delle firme, oggi è il giorno dei numeri, domani sarà il giorno delle crocette”, “Il mio gatto prima di uscire di casa si mette il guinzaglio”… si allietavano i momenti di calma, sebbene non fossero così frequenti. Trovare un momento per mangiare un trancio di pizza o una brioche per i componenti dell’ufficio elettorale non è stato facile. Se si addentava un boccone, puntualmente si presentava un elettore o arrivava una telefonata dal comune. In un caso ci ha pensato il poliziotto, in servizio presso la sezione, rispondendo: “Il presidente in questo momento ha la mascella impegnata”.

A tenere alte le forze fisiche e il morale ci ha pensato personalmente il sindaco che, aiuatata dal marito, ha viziato i componenti del seggio con dolci caserecci, tisane speziate, caffè multicereale e… il punto forte: sciroppo d’agave, per chi non si accontentava del solito zucchero. È stato proprio questo sciroppo, la cui confezione trasparente rivelava una sostanza viscosa gialla che molto ricordava un tipico shampoo per bambini, che ha acceso un dibattito sulla natura di tale vegetale.

Sciroppo d'agave

Con la battuta del presidente: “Ho iniziato in giacca e cravatta, ora sono passato al maglione, finiremo stasera in pigiama” ha preso il via lo scrutinio. Quest’ultimo, con oltre tre ore di spoglio di schede, è forse la parte più noiosa, ma richiede la massima attenzione di tutti: mentre il presidente legge il voto espresso sulla scheda, scrutatori e segretario registrano man mano i voti sulle tabelle di scrutinio, che assomigliano vagamente alle schedine del totocalcio.

Per fortuna che ogni tanto saltava fuori qualche scheda che smorzava l’atmosfera e scatenava l’ilarità dei presenti. Su una scheda è stata trovata la scritta: “scheda nulla”… mancava solo che l’elettore aggiungesse “firmare da almeno due componenti l’ufficio e includere nella Busta n. 5 (R.)/D” che i membri del seggio avrebbero ringraziato per aver facilitato loro il compito.

Le curiosità su quello che salta fuori durante l’apertura delle schede non mancano: si narra che durante uno scrutinio di parecchi anni fa, all’interno di una scheda fu trovata addirittura una fetta di salame. Più volte è anche capitato di trovare una scheda con una preferenza poco comprensibile, ma solo dopo diversi minuti che nessuno riusciva a decifrare il candidato, una scrutatrice ha esclamato: “A me, più che una preferenza, sembra la firma dell’elettore!”.

La compilazione dei plichi è il momento finale che tutti aspettano, seppure con qualche perplessità. Ora, d’accordo inserire una busta nell’altra come le matriosche e scoprire solo all’ultima busta che quella più esterna deve essere timbrata con il bollo che è stato chiuso nella busta più interna, ma qualcuno mi spiega come sia possibile che alla fine tutte le schede votate vadano inserite in una busta che al massimo può contenere le schede bianche? Anche perché se le schede vengono consegnate al seggio in scatoloni e non in buste, ci sarà pure un motivo!

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