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I festival cinematografici ieri e oggi

  • 31/07/2023

Perché è difficile essere selezionati ai festival? Quanto è importante la première? Cosa spinge un festival a scegliere un film piuttosto che un altro? In questo post non troverete le risposte a queste domande, ma cercherò di illustrare con estrema imparzialità come sono cambiati i festival cinematografici internazionali nel corso degli ultimi dieci anni.

La prima selezione non si scorda facilmente: era un giorno di fine maggio del 2013 quando trovai nella casella di posta elettronica un’e-mail di un festival italiano in cui mi comunicava la selezione ufficiale del mio primo cortometraggio. Ricordo con immensa gioia quel momento. Mi sembrò strano essere selezionata in mezzo a tanti registi professionisti che avevano frequentato scuole di cinema e con dei curriculum non indifferenti. Quel giorno capii che forse c’era spazio anche per chi, come me, viveva il cinema come una passione. Da lì non mi sono più fermata e ogni selezione che arrivava era un incentivo in più per continuare su quella strada, molto spesso in salita, che mi ha portato tante soddisfazioni in questi dieci anni.

Nel 2013 distribuire un cortometraggio a un festival significava leggere bandi, compilare a mano schede di iscrizione, masterizzare e stampare DVD, preparare pacchetti da spedire, andare in un ufficio postale, fare la coda. Una procedura che richiedeva molto tempo e denaro. Poi hanno iniziato a diffondersi molto rapidamente le piattaforme dedicate alla distribuzione cinematografica. Il processo si è alleggerito molto diventando più sostenibile: oggi in pochi clic si può iscrivere un film a un festival che sta dall’altra parte del mondo.

Nel corso degli anni, nel panorama cinematografico, anche gli strumenti sono cambiati: oggi si possono girare degli ottimi video con una reflex o una mirrorless non troppo costose. Strumenti più accessibili significa maggiore concorrenza, sempre più persone che producono cortometraggi e desiderano mostrarli al pubblico dei festival. Ed è così che molti festival, ritrovandosi sommersi di film da selezionare, hanno iniziato a introdurre i costi di iscrizione.

Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito anche alla nascita di festival specializzati in particolari argomenti o festival che hanno introdotto nuove categorie per temi molto attuali. Mi riferisco alle tematiche LGBT, alla sostenibilità, al cambiamento climatico, alla tutela dell’ambiente, ai diritti umani… oggi c’è un’attenzione verso certi temi che non passa inosservata. Così come è alta l’attenzione verso i bambini: sono moltissimi, infatti, i festival che offrono un catalogo anche per un pubblico più giovane. Inoltre, sono sempre di più i festival che ampliano la loro offerta proponendo film con un minutaggio ridotto (per esempio, cortometraggi di un minuto) o le serie web che negli ultimi tempi sono diventate molto popolari.

Un capitolo a sé riguarda l’inclusività. Sono ormai diversi anni che i festival danno spazio ai giovani registi, agli studenti e alle filmmakers donne, ma negli ultimi tempi si può dire che la questione è diventata più importante. Recentemente mi sono accorta che diversi festival, soprattutto nel continente americano, cercano di raggiungere un’inclusività maggiore. Nelle schede di iscrizione dei film ora il regista è invitato a segnalare, oltre il sesso biologico (maschio, femmina), anche l’identità di genere (cisgender, transgender, gender fluid, non binario, agender) e l’orientamento sessuale (eterosessuale, omosessuale, bisessuale, pansessuale, asessuale). Alcuni festival dichiarano che questi dati sono solo per fini statistici, altri invece che li utilizzano per promuovere una maggiore inclusività. Qualche settimana fa, infatti, su una pagina social di un importante festival ho visto un’immagine in cui erano evidenziate le percentuali di selezione, rispetto alle iscrizioni, divise per identità di genere. Sono d’accordo sul dare il giusto peso all’inclusività, ma spero che la qualità dei film resti sempre di primaria importanza nel processo di selezione.

Spesso sento giovani registi che non riescono a entrare nel circuito festivaliero. La partenza di un cortometraggio è difficilissima, la prima selezione è sempre molto sudata, sembra non arrivare mai. Ci sono passata anch’io. Ricordo che, dopo diversi mesi dalla conclusione del mio cortometraggio “Corsa d’estate”, ero un po’ demoralizzata a vedere che non arrivava nessuna selezione, poi un giorno Nicola, l’attore protagonista, mi disse: “Cecilia, non mollare, insisti, il film è bello, i riconoscimenti arriveranno…”. E così è stato. È arrivata la prima selezione e il primo premio, poi un altro e un altro ancora e adesso abbiamo sfiorato i cinquanta festival. Quando un film inizia la corsa nei festival, poi non si ferma più… Certo, la strategia di distribuzione conta, ma se un film è un buon lavoro prima o poi qualcuno lo noterà.

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