Una mattina mi sveglio alle quattro, prendo in mano l’iPhone e, per sbaglio, si apre YouTube. Mi compare un video nel quale viene presentata una mostra d’arte e il mio sguardo finisce sulla didascalia YouTube del video stesso: “video descrittivo della esperienza…”. Essendo le quattro di mattina, rileggo una decina di volte la didascalia pensando di essere ancora parzialmente nella fase REM. No, ho proprio letto bene, il video dell’esperienza è descrittivo. A parte il fatto che mi sembra una tipica espressione tradotta dal cinese all’italiano senza capire il concetto, ma poi è possibile che YouTube non abbia qualche algoritmo per censurare queste espressioni?
Visto che il sonno ormai si è dileguato, proseguo con un altro video consigliato da YouTube. La didascalia sembra quasi più interessante del precedente: “video accompagnatorio della esperienza…”. Non ho esitato un attimo a consultare il dizionario: con mia grande sorpresa ho scoperto che il termine accompagnatorio esiste davvero, ma fortunatamente è ormai caduto in disuso.
Questa cosa delle didascalie mi coinvolge così tanto che continuo la lettura: “progetto di video-interviste nell’ambito del progetto espositivo…”, “un breve estratto video della esperienza espositiva…”.
Dopo aver capito che per questo videomaker esistono solo esperienze e progetti, mi preparo a guardare i video, anzi a fare un’esperienza osservativa che potrebbe tornarmi utile per un progetto.
Non sto qui a contestare l’estintore nell’angolo in alto a sinistra dell’indradratura, né il sole abbagliante di mezzogiorno sotto il quale l’intervistato non riesce a tenere aperti gli occhi, né i cori di gioia dei neolaureati in sottofondo, ma aspetti più rilevanti.
Capisco che i primissimi piani alla Sergio Leone abbiano un certo fascino, ma se la persona intervistata non è più ventenne, non è passata dalla sala trucco e non è illuminata adeguatamente, il risultato è catastrofico. Rughe e pori dilatati diventano i protagonisti dell’inquadratura e donano al soggetto quella trentina di anni in più; per cui se si tratta di una donna sulla cinquantina/sessantina, in video sembrerà pressappoco la Santa del film La grande bellezza di Paolo Sorrentino.
Utilizzare due camere per le riprese semplifica molto la fase di montaggio, ma bisogna saperlo fare. Se in un video la persona intervistata guarda a sinistra poi a destra poi a sinistra poi a destra e così via, non sta seguendo una partita di tennis del suo talentuoso nipote… è il videomaker che non sa cosa sia la linea dello sguardo.
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