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La prova scritta

  • 24/02/2017

Inizi a correggere le domande a risposta multipla di un test universitario: corretta, errata, corretta, corretta, errata, corretta…
Poi arrivi alle risposte delle domande aperte.

Alcuni studenti, nel rispondere a certe domande, elaborano dettagliate descrizioni, talvolta molto prolisse, utilizzando un linguaggio forbito. Tante parole, ma alla fine la domanda rimane senza risposta. È una tecnica di persuasione per farmi credere che comunque hanno studiato oppure hanno solo letto la domanda in maniera superficiale?

Uno studente cinese non si fa scrupoli a riportare delle intere frasi del libro di testo. Capisco che sia più semplice studiare a memoria (o copiare?), ma se in un test scrivi delle frasi tratte da un testo critico con anche alcuni termini in latino, pensi di potermi fregare facilmente?

Uno studente, a una semplice domanda sulle opere di un pittore, scrive: “Gli elementi pittorici che caratterizzano le sue opere sono principalmente due: il tempo e lo squarcio di luce. Il tempo è coniugato allo scorrere del colore sulla tela, mentre lo squarcio di luce rimanda al concetto utilizzato da Fontana attraverso i tagli nella tela, ovvero un intervento pittorico atto a dare l’illusione di un’altra dimensione.” Con una risposta così, non puoi che suggerirgli di proporsi, all’artista in questione, come critico d’arte.

Una studentessa cinese, piuttosto che descrivere un’opera in dettaglio, preferisce esprimersi con una ventina di schizzi.

Test studentessa cinese

Alla domanda “Fare un esempio di un’installazione urbana di Light Art esposta in Italia nell’ultimo anno”, una studentessa francese risponde: “Nome dell’artista: a man / Titolo dell’installazione: woman running made of LED / Luogo dove è stata esposta: in a medieval city“. Probabilmente durante l’esame aveva la memoria un po’ annebbiata, ma non ricordare il nome, il titolo e neppure il luogo equivale ad aver sfogliato il libro di testo come una rivista di moda.

Uno studente cinese fa fatica a mettere insieme la frase: “Sono in Italia da quattro mesi, studio Design e dopo la laurea magistrale tornerò in Cina”, ma a una domanda risponde: “Bianco, giallo e blu: la spiritualità si fonde nella metafisica del colore e della luce. Rosso, verde e rosa: spazio e ambiente diventano una cosa sola”. Inutile dire che con questa risposta si è prenotato una domanda all’esame orale: “In che modo la spiritualità si fonde nella metafisica?”.

Due parole che impieghi circa dieci minuti a decifrare per la pessima calligrafia, una cancellatura a penna, tre parole, un asterisco che rimanda al piè di pagina dove c’è una scritta minuscola altrettanto illeggibile, un piccolo disegno, altre quattro parole e due cancellature. Quando vedi questo caos per una singola risposta di uno studente italiano e sai che le domande aperte sono ben quindici, ti viene un’irrefrenabile voglia di studiare il cinese.

Nei test delle studentesse straniere può capitare di leggere frasi bilingue come questa: “Through telephone l’installazione è interattiva. Si compone di una serie di sculture in porcellana […] It symbolizes the three ages of woman”. Ma per esprimere certi concetti, due lingue non bastano… ed ecco che compare una serie di caratteri cinesi!

Test studentessa cinese

In effetti, così è molto più chiaro!

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