Una sera arriva a casa un vestito tanto atteso, ordinato su Internet.
Apri il pacco e verifichi che la taglia sia quella giusta e che il vestito non abbia difetti. Aspetti a togliere etichette e cartellini vari perché se non va bene, lo puoi restituire.
Apri la cerniera lampo e infili il vestito. Una volta passato dalla testa, sembra visibilmente stretto e fatica a scendere oltre le spalle. Muovi allora un po’ la stoffa, allunghi le braccia, ruoti l’abito un po’ a destra, dai la colpa al cartellino lì in mezzo e insisti a muovere il vestito verso il basso, facendo contemporaneamente rotazioni di tessuto e stiramenti di braccia. Finalmente l’abito scivola lungo tutto il corpo.
Ti guardi allo specchio ed effettivamente puoi constatare che l’abito non ha deluso le tue aspettative, è veramente bello come in foto. Per evitare di romperlo al primo tentativo, ti fai aiutare a chiudere la zip sulla schiena. In un lampo il vestito è chiuso.
Poco dopo provi a toglierlo, ma il vestito sembra che non vada oltre le spalle. Inizi allora a fare tutti gli esercizi di stretching per le braccia che ti vengono in mente per far passare il vestito. Niente. Rimane lì bloccato tra la vita e le spalle. Leghi i capelli lunghi perché ostacolano l’operazione, togli il reggiseno per evitare spessori inutili e l’abito non vuole saperne di levarsi. Panico. Per un attimo ti sfiora l’idea di prendere una di quelle grosse forbici e dargli un taglio netto. Trattieni il fiato, pensando che fortunatamente sei magra, e continui a fare manovre strane. Dopo dieci minuti di disperazione totale e avere sudato come un allenamento aerobico di un’ora il vestito esce.
Lo guardi con rassegnazione e pensi che la cosa più logica sia restituirlo. Apri il sito, clicchi “effettua un reso”, segnali il motivo del reso, ovvero che l’abito è troppo stretto (anche se in realtà quando è indossato non è stretto), e prima di cliccare “procedi” prendi la fattura presente nel pacco. Lo tuo sguardo viene catturato dal numero 38 (il numero della taglia). Com’è possibile? Rileggi allora tutte le recensioni dell’abito e tutte affermano che la vestibilità è perfetta, ma occorre prendere una taglia in più rispetto alla propria taglia. Sull’etichetta del vestito c’è la taglia inglese 10 che corrisponde alla 44 italiana, che è per l’appunto una taglia in più rispetto alla tua taglia. Tra l’altro qualche mese prima avevi già acquistato un abito di taglia UK 10 di quel marchio ed era perfetto.
Vai ad aprire l’armadio e fai passare tutti i vestiti: “questo non è adatto, questo è troppo casual, questo è troppo appariscente, questo me l’hanno già visto tutti, questo è troppo leggero, questo è troppo…” e arrivi all’ultimo vestito senza un’alternativa. Una soluzione potrebbe essere quella di fare una maratona di shopping, ma scarti subito l’idea perché sai già che non troveresti nulla. Chiudendo l’armadio, scorgi il bel cappotto elegante e sai che lui è l’unica certezza che hai per quell’occasione.
Ritorni davanti al computer, apri la tabella delle taglie presente accanto alla foto del vestito incriminato e scopri che quel 38 si riferisce alla taglia europea. Non c’è nessun errore, la taglia acquistata è corretta per quel vestito.
Che fare? Una taglia in più non è disponibile sul sito e due taglie in più sembrano veramente eccessive per una che ha un BMI 18.
Guardi allora altri vestiti di quel marchio e, sebbene siano tutti bellissimi, non ce n’è uno che ti soddisfi completamente. E poi… potrebbe non arrivare per tempo.
Mentre ti viene il sospetto che sia stata applicata un’etichetta sbagliata al vestito, la tua costumista di fiducia ti dice: “Guarda che di solito il punto critico è la vita. È strano che il vestito ti vada bene, ma che tu non riesca a metterlo e a toglierlo”. Le rispondi: “Se il vestito avesse una cerniera lunga fino ai piedi, sarebbe perfetto.”
Guardi l’interno del vestito da vicino e scopri che all’altezza della vita, dove cambia il tessuto, la zip prosegue per altri 30 centimetri… era solo nascosta e un po’ pigra a scendere fino in fondo.
- Tags:
- vestiti