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Il pescatore

  • 11/10/2020

Erano gli anni ’60, periodo in cui c’era il contrabbando di sigarette tra Italia e Svizzera, c’erano gli spalloni e gente che portava fior di stecche nascondendole nell’intercapedine del bagaglio e delle portiere della macchina.

Un giorno Erminio, un uomo che spesso la domenica andava a pescare nei laghetti in Svizzera, viene fermato da un doganiere.

“Ha qualcosa da dichiarare?”

“No, assolutamente niente”, risponde Erminio con fermezza.

Il doganiere lo guarda dubbioso.

“Be’, apra il bagagliaio!”

Erminio scende dall’auto, apre il bagagliaio della sua grande macchina e una vasta distesa di scatolette di sigarette Muratti con una fascetta colorata si presenta sotto gli occhi del doganiere.

“Ma come… ha appena detto che non aveva niente. Guardi qui!”

Erminio è spiazzato.

“Io le devo dare la multa e requisire tutta la mercanzia”, dice il doganiere con tono autoritario.

”Ma no, guardi, è un equivoco…”, replica Erminio.

“Ma che equivoco, le sigarette si vedono, sono lì…”

“No, guardi…”

Erminio prende una scatoletta, la apre con cura, è piena di vermi.

Il doganiere rimane attonito.

“Tutte le scatolette contengono le esche, gli ami e tutto l’occorrente per la pesca, le metto tutte distese nel bagaglio perché per me è più comodo, così trovo subito quello che mi serve”, si giustifica Erminio.

Un laconico “Può andare!” accompagnato da un gesto eloquente del doganiere congeda il pescatore.

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