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Didattica a distanza

  • 23/12/2020

Quest’anno è entrato nel linguaggio comune un nuovo acronimo: DAD, ovvero Didattica A Distanza.

Non sto qui a elencare i pregi e i difetti di questa modalità di didattica, a spiegare che le lezioni sono più impegnative soprattutto per la mancanza di feedback oppure a dire che gli studenti sono meno timidi a interagire con la chat durante le lezioni…

Dico solo che dopo otto lezioni in presenza con mascherina, dove dovevo riconoscere gli studenti dai capelli e da come si vestivano, e dopo due lezioni online, dove vedevo solo un mosaico di nomi e cognomi, gli studenti hanno attivato le webcam e finalmente sono riuscita a guardarli in faccia e ad associare un volto al nome.

Ecco alcune scene che in presenza non sarebbero potute accadere…

– Lo studente che, prima di accendere la webcam e fare una domanda, si presenta: “Scusi prof. se sono in pigiama, sono a casa di mia madre…”. Be’, in effetti, davanti a una professoressa con un vestito elegante tutta ingioiellata, l’imbarazzo è più che comprensibile.

– La studentessa che durante una revisione del progetto ha problemi tecnici: “Non riesco a condividere lo schermo, mi chiede una password che non ho, ho anche pensato di inviarmi un pdf a un altro computer, ho già riavviato il computer cinque volte, sono uscita e rientrata nell’aula virtuale otto volte, sto perdendo le staffe, e quando perdo le staffe poi…”. E per evitare che si metta a piangere, le proponi: “Posso condividere io la presentazione del progetto, è la stessa inviata ieri?”.

– La professoressa che si presenta alle nove del mattino con una schermata tutta nera: “Non sento, ho problemi di connessione, voi mi sentite?”. In realtà sarà per nascondere che è in camicia da notte? che sta facendo colazione? o le occhiaie delle ore piccole? E se le suggerisci di accedere all’aula virtuale tramite il nuovissimo e costosissimo smartphone, risponde: “No, voglio vedere grande, con il telefono non si vede bene”. Naturalmente è chiaro a tutti che se mostra una schermata nera ha qualcosa (un pezzo di carta, un adesivo…) davanti alla webcam.

– La studentessa con una voce così stridula che ogni volta che parla devi abbassare il volume al minimo per non spaccarti i timpani.

– Il tutor che esprime ciò che pensa: “Ti trovo bene, molto bene, sei bellissima!”. E tu, visibilmente arrossita, davanti a tutti rispondi: “Oggi è una bella giornata, la luce aiuta molto…”. Che poi la storia della luce è pure vera, ed è in tema con il corso.

– La studentessa che sembra nella cameretta di Barbie, dove ogni cosa è rosa, dall’armadio alle tende. Lo studente davanti al frigorifero tappezzato di calamite e quello accanto all’albero di Natale decorato con biscotti gingerbread.

– L’amico che ha il gran desiderio di assistere a una lezione che gli interessa. Gli concedi una prova per capire come si usa la piattaforma e il giorno della lezione, dopo svariati tentativi, non riesce ad accedere all’aula virtuale.

– Vederti riflessa nello schermo del telefono di un tutor…

DAD

L’esperienza della didattica a distanza ci ha mostrato limiti e potenzialità. Senza dubbio utile in questo periodo, ma probabilmente la didattica del futuro sarà quella blended, dove didattica in aula e didattica online si integreranno.

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