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I18n e L10n

  • 24/03/2011

Vi avverto, la successione di caratteri del titolo non è un’abbreviazione frutto della mia invenzione per non consumare troppo i tasti del mio MacBook, tantomeno un titolo codificato male, bensì l’abbrevizione internazionale che sta per Internazionalization (I18n) e Localization (L10n): 18 e 10 sono infatti i numeri di caratteri che intercorrono tra la prima e l’ultima lettera nelle rispettive parole.

Ho da poco localizzato due siti web, quindi affinché evitiate di domandarmi se c’entra qualcosa con il GPS, andrò a raccontare in cosa consiste e quali problematiche comporta la localizzazione di un sito, un lavoro che ogni webmaster prima o poi si trova ad affrontare.

Spesso si pensa che per creare un sito multilingue basti tradurre i testi e le immagini. Certo, la traduzione è necessaria, ma rendere un sito multilingue prevede anche altre attività, non meno importanti, che sono l’internazionalizzazione e la localizzazione, appunto.

L’internazionalizzazione è l’attività propedeutica alla localizzazione che permette a un sito web di essere fruito da utenti che appartengno a lingue e culture diverse. In questa fase, per esempio, i testi devono essere resi in una forma tale per cui sia possibile successivamente eseguirne una traduzione automatica.

La localizzazione è qualcosa che va oltre la traduzione, infatti oltre a trasformare le informazioni originali in una lingua diversa, le adatta a una realtà locale differente.
Per esempio, la frase “Questo libro costa 10 euro” diventerà “This book costs 14 dollars” e non “This book costs 10 euro.” Per questo motivo non si parla solamente di lingua, ma anche di locale, ossia l’insieme delle caratteristiche (come il formato della data e dell’ora, la valuta, il sistema di scrittura, il fuso orario ecc.) che identificano l’appartenenza di un utente a una certa area culturale.

In un sito multilingue una delle impostazioni da adottare riguarda la lingua di default. Quale scegliere? la lingua del browser o la lingua basata sulla provenienza dell’indirizzo IP del visitatore?
Di solito la scelta ricade sulla lingua più comune tra gli utilizzatori del sito, ma non è sempre facile scegliere. Analizzando le statistiche potremmo trovare dei visitatori insoliti, come gli italiani che lavorano in Svizzera, hanno un indirizzo IP francese e hanno impostato l’inglese come lingua del browser…

Le bandierine che vengono usate nei siti web per passare da una lingua all’altra sono un argomento molto dibattuto. Dal momento che le bandiere rappresentano gli stati e non le lingue, quali icone scegliere? Per la lingua inglese metteremo la bandiera del Regno Unito o quella degli Stati Uniti? Qualcuno risolve il problema dividendo in due le bandiere, mettendo da un lato quella di un paese e dall’altra quella di un altro.
E se una lingua è comune a più paesi? Si può adottare la soluzione di affiancare la bandierina del paese al nome della lingua: così il visitatore di Zurigo selezionerà la bandiera svizzera con l’etichetta “DE”, mentre il visitatore di Ginevra selezionerà la bandiera svizzera con l’etichetta “FR”. Le locali vengono quindi identificate dalla coppia lingua-paese.

Gli accorgimenti da prendere in fase di internazionalizzazione sono molti: come andrebbero usate icone universali, così bisognerebbe progettare gli spazi per il testo in funzione della lingua più lunga prevista… ma spesso si apprendono dopo diversi test.

Lo scorso weekend mi sono dedicata alla sistemazione dei siti web, dato che alcuni siti che gestisco (per fortuna non questo!) sono stati vittima di un hackeraggio. Spulciando nelle cartelle mi sono imbattuta in file di dubbia provenienza e con nomi piuttosto subdoli: per esempio sono apparsi un wp-appp (nome molto simile al wp-app di WordPress) e un footert (nome non molto diverso dall’originale footer).
Ora, se vi siete lasciati prendere dal panico e state andando sui vostri siti per controllare che sia tutto a posto, ricordatevi che i file con estensione .po e .mo sono quelli di localizzazione.

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